GRANDE OCCASIONE DEL TRIESTE FILM
FESTIVAL!
Nei grandi
festival cinematografici non vi è solo cinema, ma anche eventi musicali di
spessore. Il Trieste Film Festival, come da copione, non è da meno. Il festival
non è nemmeno nuovo a questi speciali eventi musicali. Nelle edizioni precedenti
il TFF ha più volte ospitato al teatro Miela serate musicali di indubbio
interesse. Quest’anno un’altra proposta da leccarsi i baffi! Teatro Miela,
ore 21.00: sul palco Massimo Zamboni storico fondatore dei CCCP e CSI per
L'Inerme è l'Imbattibile, una serata evento realizzata in anteprima assoluta per
il Trieste Film Festival dal musicista emiliano. Durante la serata verrà
proiettato il documentario “Il tuffo della rondine” di Stefano Savona tratto da
un’idea originale di Massimo Zamboni nel quale il regista accompagna il ritorno
del cantante a Mostar, 10 anni dopo lo storico concerto fatto con i CSI.
L’evento proseguirà poi con la performance musicale di Massimo Zamboni. Saranno
presentati in anteprima alcuni brani tratti dal nuovo cd/cofanetto “L’inerme è
l’imbattibile” previsto in uscita, assieme al film di Savona, nei primi mesi del
2008 per le edizioni musicali de il Manifesto. L’ingresso è di 10
euro
www.inerme.it
Fate le cose per bene. Prima di andare al cinema recatevi al numero
39 di Viale XX settembre, magari verso le 19.00, (non troppo oltre che fate
tardi alle proiezioni!). Quando siete arrivati sul posto non vi resta che bervi
un aperitivo in onore al festival. E per gli ospiti e gli accreditati c’è la
piacevole sorpresa… Finito l’aperitivo, tutti al cinema. A vedere che? Qui di
seguito alcune proposte. Mi raccomando, per saperne di più c’è il programma
completo nel link apposito. Per i cinefili duri e puri, vi è solo che da
scegliere. Chi si spinge al cinema Ariston trova alle ore 20.00 “La fine del
mare”. Un coinvolgente lungometraggio di Nora Hoppe. Il film, girato in parte
anche nella città di Trieste con il contributo della Friuli Venezia Giulia Film
Commision, fa parte della sezione Zone di Cinema. Chi volesse guardare altri
orizzonti potrebbe volgersi al cinema Excelsior dove alle 20.00 proiettano il
cortometraggio La Valise di Kaveh Bakthiari, iraniano che da anni vive in
Svizzera. A seguire un importante film tedesco di Robert Thallheim, “Am ende
kommen turisten”. Riflessioni sull’identità della Germania attraverso gli occhi
di un ragazzo.
INCONTRI CON GLI AUTORI
Questa mattina all’Urban Hotel era presente l’attore rumeno Adrian Titieni, per
rispondere alle domande riguardo al film da lui interpretato in concorso nella
sezione cortometraggi: “Valuri” (Onde). Film in concorso in contemporanea anche
al Sundance, il festival di cinema indipendente fondato nel 1981 da Robert
Redford.
Adrian Titieni, raccontando il background di emozioni e spunti che hanno portato
all’ideazione e creazione di questo film, si è quasi commosso: “il film è nato
da un’idea semplice: dimostrare come nel nostro paese sia venuto meno quel senso
di civiltà che dovrebbe accompagnare ogni essere umano. La gente vede le persone
attorno che soffrono e non fa niente per aiutarle. Il film vuole essere una
critica ma anche un invito a far rinascere in noi questo sentire comune”.
Il film è stato premiato al festival di Locarno ed è definito dall’attore come
un “corto fulmineo, che racconta la spietatezza della quotidianità”. Prima di
andare via, Tetieni ha tenuto a ringraziare la Direttrice Artistica del Trieste
film festival, Annamaria Percavassi, e ha dato appuntamento per la presentazione
del suo prossimo film.
Sul tavolo vicino a Tetieni sedeva Kaveh Bakthiari, giovane regista
svizzero-iraniano autore del film “La Valise” (La valigia), in programma stasera
alle ore 20 al cinema Excelsior. Il cortometraggio racconta il modo di vivere
l’amore a 70 anni. Alla domanda su come facesse una persona giovane come lui a
raccontare la vita di due persone anziane, il regista ha risposto: “l’idea mi è
venuta da un senso di perdita che mi appartiene, ho lasciato i nonni in Iran
quando all’età di sette anni mi sono trasferito in Svizzera. Io ho trasmesso
quelle mie emozioni nella coppia di protagonisti”. Bakthiari ha poi aggiunto: “E’
un film verticale, che arriva nelle viscere della coppia di settantenni, volevo
descrivere l’immagine di solitudine che è presente dentro di me. Mi sono
immaginato come sarò io a settant'anni e il rapporto con mia moglie a quell’età”.
Il titolo “La valigia” sembra molto azzeccato, anche per alcuni aneddoti che il
regista si diverte a raccontare al pubblico: “ avevo finanziamenti scarsi e per
trovare un buon attore ho girato per mezza Europa, trovando quello giusto in
Belgio, che, per ironia della sorte, era di Ginevra. E’ stato quindi un lungo
viaggio con la valigia, come quello che ho fatto per arrivare fin qui da voi,
visto che non conosco Trieste e mi sono perso tra le sue splendide vie!”.
In programma all’Urban Hotel la tavola rotonda con la numerosa delegazione
slovena presente al festival. Argomento centrale di uno dei due film sloveni in
concorso, “Estrellita – Pesem za domov”, è la musica, che lo scrittore Roberto
Ferruci ha definito come elemento connaturato dell’anima slovena a qualsiasi
livello sociale. “C’e’ un tipo di musica – ha continuato il regista Metod Pevec
– fatta per i sentimenti più profondi sia di tristezza che di amore e in queste
emozioni non esistono barriere sociali. Ho voluto, attraverso la musica,
ricollegare le esperienze di persone diverse”. Molto apprezzata da critica e
pubblico l’interpretazione del giovanissimo attore macedone, Marko Kovacevik,
che nel film si è dovuto trasformare in violinista: “è stato difficile per me
imparare a suonare, mi son dovuto preparare per sei mesi. Per fortuna avevo già
esperienza d’attore, avendo partecipato al film moldavo “Mirage”.
Altro film-documentario sloveno in concorso è “Otroci s petricka” (I bambini
della collina di Petricek) del regista Miran Zupanic. Il tema del documentario è
molto delicato, poiché racconta la storia dei bambini che vennero rinchiusi, con
i propri genitori, nel campo di prigionia di Teharje. “Il mio documentario”
racconta il regista” nasce dallo shock che parte dalla nostra storia. E’ un fatto
storico su cui ancora non si è fatto luce: sono state trucidate molte persone
durante il regime della ex Jugoslavia e ancora non si ha chiarezza sugli
avvenimenti”. E’ uno Zupatic molto deciso e dai toni di denuncia: “per fortuna”
continua il regista “ci furono alcune persone che riuscirono a scappare e a
denunciare i fatti. Ci fu un poeta che scrisse un libro sull’accaduto e che fu
distribuito anche a Trieste”.
Zupatic pronuncia le sue parole in una sala piena di gente accorsa per questa
sorta di gemellaggio cinematografico tra Italia e Slovenia. Annamaria Percavassi
fa i complimenti alle opere slovene in concorso, sostenendo l’ottima qualità del
girato. Nerina Kocjancic, del Filmski Sklad, sorridendo ha chiosato: “ certo che
sono buoni film, altrimenti non li avreste accettati al festival!”
Si vedono in fondo alla sala un paio di occhi color azzurro cielo, contornati da
un sorriso sereno e consapevole: fa il suo ingresso in sala la straordinaria
Betsy Blair. Sorride, saluta tutti e si accomoda al tavolo della sala stampa
pronta a raccontare alcuni dei suoi famosi aneddoti. Comincia parlando del suo
ex marito: “era un angelo. Quando l’ho lasciato non me ne ero resa conto. Mi
dispiace molto che sia finita, però non sono pentita: se non fosse successo
probabilmente non sarei venuta in Europa”. Le torna poi il solito sorriso
coinvolgente quando racconta della sua esperienza a Londra: “lavoravo in teatro,
il giovedì e il sabato tra la rappresentazione della mattina e quella della sera
mi portavano sempre il the. C’era una mia amica che, dopo aver scoperto questa
usanza, veniva sempre a trovarmi: era al verde e quindi si faceva offrire almeno
il the!. Quando poi sono andata alla cassa per pagare il conto, mi risposero: “
non si preoccupi, noi offriamo sempre il the alle star!”.
Pierluigi Sabatti le domanda poi del suo rapporto col cinema italiano. “Ero a
Parigi – racconta la Blair – e mi arrivò una sceneggiatura in italiano tradotta
in un inglese pessimo. Io volevo lasciar perdere, ma un mio amico mi suggerì di
tralasciare la sceneggiatura e di pensare solo al regista, che a suo parere era
molto bravo. Quel regista era Michelangelo Antonioni. Andai a Roma e proposi ad
Antonioni di analizzare insieme tutta la sceneggiatura. In seguito il regista
dichiarò: “quelle due ore con Betsy Blair furono le peggiori della mia
carriera!”.
E’ una Blar che riesce anche a commuoversi in pubblico parlando del suo ex
marito: “sono andata a Londra a presentare il mio libro. Mio marito in quel
periodo stava male, sarebbe morto poco dopo, e mi disse che era contento se
fossi andata a Londra così sarei stata impegnata e non avrei avuto tempo di
soffrire. Ho sofferto molto lo stesso.”
L’attrice- ballerina americana grazie al trieste film festival ha avuto modo di
rivedere, insieme a Claudia Cardinale, il film di Bolognini “Senilità”, che
entrambe le attrici non vedevano da quando era stato girato nel ’61. “Le vere
star del film sono Trieste e Claudia Cardinale. Siamo state soddisfatte della
recitazione e dopo la proiezione siamo state in camera d’albergo fino alle tre a
chiaccherare della nostra esperienza comune”.
Cardinale – Blair, unite ancora una volta grazie a Trieste. Quarantasette anni
dopo.
|